Rompe il silenzio dopo l’estromissione dalla giunta l’assessora più votata e fondatrice con il sindaco della lista civica in cui dava fastidio a qualcuno
TERAMO – La foto che pubblichiamo a corredo di questo articolo è emblematica per sintetizzare la politica: D’Alberto tra tre giorni festeggerà il compleanno della sua investitura a sindaco della città di Teramo, avvenuta il 28 giugno del 2018. Saranno, sono, trascorsi 6 anni. Tra lui e uno dei pilastri di Insieme Possiamo, poi uscita dalla civica del sindaco e ancora rientrata alla vigilia della nuova campagna elettorale, Ilaria De Sanctis, come con la Marroni, c’era un rapporto privilegiato di reciproca stima politica e di apprezzamento dell’attività amministrativa. E il sindaco DF’Alberto l’aveva scelta, affidandole la delega alle politiche sociali, soprattutto per questo. Ma la politica si sa, distrugge tutto, in ragione di meccanismi perversi e sull’altare di alleanze e scambio di interessi, più o meno condivisibili.
Ilaria è stata ‘accompagnata’ (per usare un eufemismo) alla porta della sala giunta, perchè ‘sacrificabile’ sul piano dei rapporti all’interno dei Podemos, nonostante, anche se non necessariamente vincolante, il numero dei voti raccolti nella tornata elettorale. Ma se del mancato rispetto del manuale Cencelli si può lamentare Valdo, allora la De Sanctis che dovrebbe dire?
Quello che ha da dire lo ha affidato a una lettera-comunicato, che rende questa foto pubblicata già un ricordo lontano e i sorrisi un dettaglio difficilmente replicabile. Molti si sono chiesti perché Ilaria ha scelto adesso di dire queste cose e non durante il suo mandato di assessore alle politiche sociali. Una sua libera scelta, che rende tardivo questo sfogo ma certo non meno dignitosa la sua uscita di scena, da assessore che di questa giunta D’Alberto è stata sicuramente quella che ha portato a casa i migliori risultati.
“Ho deciso di scrivere questa lettera per ringraziare tutte le persone che poco più di un anno fa hanno espresso, nell’esercitare uno dei diritti fondamentali della nostra Costituzione, quello al voto, la loro preferenza, scrivendo il mio nome e cognome. Per me è stato fonte di orgoglio, ma anche di stimolo, quando il Sindaco, nel comporre la giunta, mi ha consegnato le deleghe al sociale e all’ Edilizia residenziale pubblica. Due temi – scrive Ilaria De Sanctis – a me molto cari, su cui, nonostante la poca attenzione da parte dell’amministrazione e del Sindaco in primis, ho messo tutta me stessa. Poca attenzione si… non basta enunciare principi di massima durante gli incontri istituzionali per dire che questi aspetti sono fondamentali. Non bastano i selfie o i post sui social. Occorre poi mettere in campo le azioni affinché ciò che si dice, poi, diventi realtà. Faccio un esempio: l’emergenza abitativa. Dal primo programma elettorale, nel 2018, via Longo è una priorità. La situazione di quelle palazzine, nel corso del tempo, è peggiorata in maniera esponenziale e dentro ci continuano a vivere le persone così come altre vivono nelle stesse condizioni in altri appartamenti comunali. Dopo essere riuscita a far inserire un capitolo di bilancio specifico per le manutenzioni delle case popolari, ho capito che è stato, mio malgrado, un contentino, uno specchietto per le allodole usato dal Sindaco per rabbonire quei cittadini. Ho trascorso gli ultimi mesi a sollecitare gli uffici che gestiscono il patrimonio, anche se la mia delega era limitata agli aspetti legati ai bandi per l’assegnazione delle case e a quelli amministrativi, a intervenire su via Longo, ma c’era sempre altro da fare.
A parte, qualche “pezza” buttata in maniera disorganizzata, nulla è stato fatto: d’altronde con circa 200.000 euro cosa si può realizzare? Siamo stati i primi, però, a infuriarci con l’Ater per via Adamoli! A parte le manutenzioni – aggiunge l ‘ex assessore De Sanctis -, via Longo, priorità di quest’amministrazione, necessita e credo che sia un dato lampante, di una riqualificazione generale. Dopo aver perso qualsiasi speranza per il P.i.n.Q.u.a. (Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare), negli ultimi mesi, il Sindaco ha ripetuto, come un mantra, durante gli incontri con i movimenti per la casa, che avrebbe acceso un mutuo per rigenerare le prime due palazzine. Siamo a luglio e sinceramente non ha dato tempistiche… forse stava aspettando il rimpasto!
“Io continuerò a stare dalla parte della nostra Città e dei più deboli e non mi arrendo, anche se al Sindaco non andavo bene! E non andavo bene, già il giorno dopo il risultato elettorale. Che mi avrebbe tolto, lo sapevo già da maggio dello scorso anno, quando il dato elettorale ha sottolineato la differenza tra quelli per cui si è speso personalmente e me, tanto che nel comporre la giunta annunciò, lanciando un messaggio che oggi risuona chiaro, che dopo le regionali avrebbe cambiato ciò che non funzionava. Evidentemente io ero fonte di frustrazione, di invidia e di rancore da parte dei consiglieri a lui più vicini, chi nello scorso mandato è stato assessore o chi l’assessore non l’ha fatto mai. A non funzionare evidentemente ero io, perché sono una persona libera e che ho creduto che quello slogan, “NON PADRINI, NON PADRONI”, ripetuto dal Primo Cittadino ovunque e soprattutto durante i consigli comunali all’opposizione, fosse la nostra verità, la nostra forza. Oggi, mio malgrado, la verità è un’altra che non devo neanche svelare perché è sotto gli occhi di tutti. Per sollevarmi dalla giunta, il Sindaco ha faticato un po’, sia perché sono stati in molti, che in questi due mesi “di decisioni”, lo hanno avvicinato chiedendogli di non farlo, sia perché doveva trovare la giustificazione.
“Ecco che prima un consigliere annuncia l’uscita da “INSIEME POSSIAMO” con una conferenza stampa, alla fine della quale il sindaco lo abbraccia. Pochi giorni dopo esce l’altra piangendo. Entrano nel gruppo misto! Il Sindaco è alle strette: con quattro consiglieri il gruppo “INSIEME POSSIAMO” non può mantenere tre assessori! Il gruppo del Presidente della Provincia, intanto, che ha eletto tre consiglieri, vuole il secondo assessore e al Presidente della Provincia non si può dire di no. Non mi dilungo e concludo chiedendo scusa a tutti i cittadini se nel lontano 2017, prima che l’amministrazione del centrodestra cadesse, con Gianguido e l’allora consigliera Francesca Di Timoteo, fondammo INSIEME POSSIAMO come gruppo Consiliare, salutando il PD. Chiedo scusa se di nuovo la nostra Città è usata per la carriera personale di qualcuno. Chiedo scusa se la nostra Città, anche a causa mia, ha più padrini e più padroni di quanti ne abbia avuto nella storia. Doveva essere una storia differente, come dice qualche consigliere, ma a me sembra una storia già vista”